CIBO ITALIANO: COME LO VEDONO ALL’ESTEROITALIAN FOOD: HOW WE SEE ABROAD

Pasta, pizza ma anche porchetta. I piatti che gli stranieri apprezzano di più raccontano una cultura antica e ricca di suggestione esotica.
Il cibo dice tanto della cultura di un popolo. Questa la tesi di una curiosa rassegna dell’autorevole quotidiano on line Huffington Post. Ogni nazione ha i suoi piatti caratteristici, i più amati, quelli che la fanno conoscere e apprezzare nel mondo.
Tra i 27 più rappresentativi delle grandi culture gastronomiche internazionali l’Italia è al terzo posto con un piatto di pasta, superata solo da un Hamburger Usa e dalla Poutine canadese (patatine fritte, formaggio e una salsa saporita), che si aggiudica la pole position. Tra gli altri degni di nota ci sono il Doner Kebab turco, la cotoletta viennese, i Würstel tedeschi, il Fish and Chips inglese o la Crêpe‎ francese. Secondo Huffington Post gustare dei buoni maccheroni al formaggio in Usa non è impossibile, ma non c’è niente al mondo come l’esperienza di assaggiare proprio in Italia un piatto di pasta preparato dalla Nonna (scritto proprio così) di qualcuno.

Se tagliatelle, spaghetti e maccheroni mantengono anche nel vissuto anglosassone l’originale identità culturale italiana, non si può dire lo stesso dell’altro cibo simbolo della nostra gastronomia tradizionale, la pizza, che è diventato a pieno titolo cittadino del mondo ed è preparato in molti angoli del globo da fast food o take away: fette morbide, filanti e profumate da afferrare direttamente dal cartone e addentare seduti su una panchina o sul divano, davanti alla tivù. La pizza negli Usa si prepara anche a casa, come suggerisce il sito web del Los Angeles Times, che svela trucchi e segreti per cuocere a legna fumanti e soffici impasti, farciti secondo i gusti più vari dei commensali.

L’irresistibile bontà e l’anima versatile della pizza ne hanno fatto un piatto internazionale e l’hanno trasformata, adattandola a culture, esigenze ed ingredienti diversi. Lo sa bene chi si è trovato a mangiarla fuori dai confini nazionali. Ma i pizzaioli napoletani si stanno impegnando a diffonderne la vera cultura in giro per il mondo. Perfino in Romania: dall’8 al 18 agosto si tiene a Brest la prima edizione del Pizza Fest, organizzato dall’Associazione dei Pizzaioli di Napoli: otto forni a legna, una tenda di 30 metri quadrati, dove la pizza si impasta e si farcisce solo con ingredienti portati dall’Italia e secondo ricette tradizionali partenopee.
Ma la notizia più curiosa arriva dal New York Times che mette la porchetta tra le cinque specialità che bisogna assolutamente provare nella vita. I robusti sapori delle street food dell’Italia Centrale (il quotidiano suggerisce la porchetta umbra) merita l’assaggio proprio come una preparazione libanese, una birmana, una turca e una messicana.
Insomma, tra nonne, tradizione e cibo di suggestione etnica, la nostra cucina all’estero vince per la sua anima primitiva ed arcaica e la sua seducente attrattiva esotica. Ma è proprio questa la nostra unica e vera identità?

da sale & pepe
Livia Fagetti
8 agosto 2014

Pasta, pizza but also porchetta. The dishes that foreigners appreciate more tell a rich and ancient culture of an exotic
Food says so much of the culture of a people. This is the thesis of a curious exhibition of the authoritative online newspaper Huffington Post. Every nation has its signature dishes, the most loved, those who make it known and appreciated in the world.

Among the 27 most representative of the big international gastronomic cultures Italy is in third place with a plate of pasta, surpassed only by a Hamburger Use and the Canadian Poutine (fries, cheese and a savory sauce), who won the pole position . Among the other noteworthy are the turkish Doner Kebab, Wiener Schnitzel, the German sausages, the Fish and Chips English or French Crepe. According to Huffington Post, a taste of delicious macaroni and cheese in the USA is not impossible, but there is nothing in the world like the experience of tasting their own in an Italian pasta dish prepared by Grandma (written just like that) someone.

If tagliatelle, spaghetti and macaroni also maintain the original Anglo-Saxon lived in the Italian cultural identity, one can not say the same of the other food symbol of our traditional cuisine, pizza, which has become a full-fledged citizen of the world and is prepared in many corners of the globe from fast food or take away: slices soft, scented and streamers to grab and bite straight from the box sitting on a bench or on the couch, in front of the telly. The pizza in the United States is also prepared at home, as suggested by the website of the Los Angeles Times, which reveals tips and tricks to cook a smoldering wood and soft dough, stuffed according to the most varied tastes of diners.

The irresistible goodness and versatile soul of the pizza made ​​it an international dish and transformed, adapting to different cultures, needs and different ingredients. You know who you are found to eat it outside the country. But the Neapolitan pizza makers are working to spread the true culture around the world. Even in Romania: from 8 to 18 August will be held in Brest the first annual Pizza Fest, organized by the Association of Pizza Makers in Naples, eight wood-burning ovens, a tent of 30 square meters, where the pizza is kneaded and stuffing only with ingredients brought from Italy and traditional Neapolitan recipes.

But the most curious piece of news comes from the New York Times that puts the pork among the five specialties that absolutely must try in life. The robust flavors of street food of Central Italy (the newspaper suggests the porchetta umbra) worth tasting just like a Lebanese preparation, a Burmese, a Turkish and a Mexican.

In short, among grandmothers, tradition and charm of ethnic food, our kitchen wins abroad for his soul primitive and archaic, and its seductive exotic attractiveness. But is this our one and true identity?

From sale e pepe magazine
Livia Fagetti
August 8, 2014

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